Meno morti ma più malati cronici

Il Rapporto è stato presentato ieri. Siamo ancora troppo lenti nel passare a stili di vita salutari. Fumo e sedentarietà le abitudini peggiori.
Italiani ancora lenti nel cambiare abitudini nocive come fumo, sedentarietà e alimentazione scorretta, ma nel Belpaese si muore sempre meno, grazie soprattutto ai miglioramenti nell’assistenza sanitaria e ai traguardi della medicina moderna. È quanto emerge dal Rapporto Osservasalute 2018, presentato ieri al Policlinico Gemelli.
Il documento di 639 pagine – suddiviso tra una parte dedicata alla salute e ai bisogni della popolazione, e un’altra dedicata ai sistemi sanitari regionali – è il frutto del lavoro di 318 ricercatori dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che opera nell’ambito di Vihtaly, spin-off dell’Università Cattolica di Roma. A presentarlo sono stati il direttore scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca, e il direttore dell’Osservatorio, Walter Ricciardi.
Tornando ai dati, come detto, si muore meno. La mortalità prematura è diminuita, dal 2004 al 2016, del 26,5% per gli uomini e del 17,3% per le donne. In generale, in poco più di trent’anni, il tasso standardizzato di mortalità totale si è ridotto di oltre il 50% nel periodo 1980-2015, e il contributo delle malattie cardiovascolari è stato quello che più ha influito sul trend in discesa della mortalità (nello stesso periodo la mortalità per malattie ischemiche del cuore si è ridotta di circa il 63% e quella delle malattie cerebrovascolari di circa il 70%).
TUMORI: PRIMA CAUSA DI MORTE – Si muore meno di tumori, che però restano la prima causa di morte tra i 19 e i 64 anni: nell’arco di tempo compreso tra il 2006-2016, il tasso è diminuito del 24% per gli uomini (da 12,5 a 9,5 per 10.000) e del 12,6% per le donne (da 8,7 a 7,6 decessi per 10.000). La mortalità neonatale e infantile è significativamente diminuita nel nostro Paese e ha raggiunto livelli tra i più bassi al mondo, anche migliori di quelli osservati nei Paesi occidentali più sviluppati. Il tasso di mortalità infantile è passato da 3,16 decessi per 1.000 nati vivi a 2,81 per 1.000 nell’arco temporale 2010-2016.
VITA MEDIA – Non a caso l’Italia, con 83,4 anni di vita media attesa alla nascita nel 2016 (ultimo anno disponibile per i confronti internazionali), è da anni uno dei Paesi più longevi nel contesto internazionale, secondo dopo la Spagna (83,5 anni) tra i Paesi dell’Unione Europea. Sempre nel 2016, il nostro Paese si colloca direttamente al primo posto in Europa per la più elevata speranza di vita alla nascita per gli uomini (81,0 anni), secondo gli ultimi dati disponibili da fonte europea Eurostat. Per le donne, invece, si colloca al terzo posto (con 85,6 anni), dopo Spagna (86,3 anni) e Francia (85,7 anni). L’Italia, rispetto alla media dei Paesi dell’Ue, presenta un vantaggio di circa 3 anni per gli uomini (la media dell’Ue è pari a 78,2 anni) e 2,0 anni per le donne (la media dell’Ue è 83,6 anni).
ITALIA PAESE DI FUMATORI – Sono circa 10 milioni e 370mila i fumatori in Italia nel 2017, poco più di 6 milioni e 300mila uomini e poco più di 4 milioni e 70mila donne. Si tratta del 19,7% della popolazione di 14 anni e oltre. Il numero di coloro che fumano è rimasto pressoché costante a partire dal 2014.
SOVRAPPESO – In Italia, nel 2017, si conferma che più di un terzo della popolazione con un’età di 18 anni e oltre (35,4%) è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su 10 è obesa (10,5%). Complessivamente il 45,9% dei soggetti di età maggiore di 18 anni è in eccesso ponderale. Questi valori non presentano variazioni significative rispetto al 2016. In Italia la quota dei bambini e degli adolescenti in eccesso di peso è pari al 24,2%. L’eccesso di peso raggiunge la prevalenza più elevata tra i bambini di età compresa tra 6 e 10 anni, risultando pari al 32,9%. Al crescere dell’età, il sovrappeso e l’obesità diminuiscono, fino a raggiungere il valore minimo tra i ragazzi di età compresa tra 14 e 17 anni (14,4%).
MALATTIE CRONICHE – L’Italia è sempre più vecchia (nel 2017 gli ultra 65enni sono oltre 13,5 milioni, il 22,3% della popolazione totale) e gravata da malattie croniche, la cui gestione incide per circa l’80% dei costi sanitari. Nel 2017 il costo medio annuo grezzo della popolazione in carico ai medici di medicina generale del network Health Search, affetta da almeno una patologia cronica, è stato di 708 euro. I costi medi annui per i pazienti cronici aumentano progressivamente al crescere dell’età, raggiungendo il picco nelle fasce di età 80-84 anni (1.129 euro) e 75-79 anni (1.115 euro), per poi calare leggermente nelle classi di età successive.
DEPRESSIONE E ASSISTENZA ANZIANI – Oltre alle malattie croniche, tra le problematiche di salute che condizionano la vita di un anziano ci sono i disturbi depressivi. Depressione per quasi un anziano su 5: disturbi depressivi per il 19,5% degli ultra 75enni. Differenze di genere a svantaggio delle donne: tra le over 75, quasi una donna su quattro soffre di sintomi depressivi (23,0%), a fronte del 14,2% tra gli uomini. Carente l’assistenza dedicata agli anziani. Infatti in Italia, nonostante l’elevata percentuale di ultra 80enni, è ancora troppo bassa la quota della spesa sanitaria complessiva allocata da tutto il Sistema sanitario all’assistenza sanitaria a lungo termine (10,1%), se confrontata con quella di Paesi con simile livello di invecchiamento (14,8% in Francia e 16,5% in Germania). Risulta quindi prioritario per il nostro Sistema sanitario orientarsi sulle necessità della popolazione che invecchia, potenziando l’assistenza a lungo termine e l’assistenza domiciliare, con maggiori e rinnovate risorse economiche e umane (soprattutto infermieri e personale specializzato nell’assistenza domiciliare).
Redazione Nurse Times
Fonte: Dire

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