L’assistenza domiciliare: una comparazione con altri paesi europei
Le caratteristiche dell’assistenza domiciliare per anziani in Italia e le sue criticità sono al centro dell’articolo che offre riflessioni a partire dall’analisi dei dati istituzionali riferiti anche ad altri Paesi europei. Da tale comparazione, inoltre, gli autori traggono spunto per proporre una serie di insegnamenti per il sistema italiano di Long-Term Care.
di Francesco Barbabella (Centro Studi e Ricerche Economico-Sociali per l’Invecchiamento, INRCA IRCCS, Ancona e Centre for Ageing and Life-Course Studies, Linnaeus University, Växjö, Svezia), Arianna Poli (Division Ageing and Social Change (ASC), Linköping University, Norrköping, Svezia), Mirko Di Rosa(Laboratorio di Farmacoepidemiologia Geriatrica, INRCA IRCCS, Ancona),Giovanni Lamura (Centro Studi e Ricerche Economico-Sociali per l’Invecchiamento, INRCA IRCCS, Ancona)
La domanda di assistenza domiciliare in Italia e le sue criticità
In Italia oltre l’80% delle persone non autosufficienti che vivono a casa è ultrasessantacinquenne, circa 2,5 milioni di anziani (ISTAT, 2014). Si stima che oltre un quinto delle persone con 65 anni e più abbia limitazioni funzionali gravi da necessitare assistenza personale a casa (20,1%) o in strutture residenziali quali residenze sanitarie assistenziali (RSA), residenze protette e altre analoghe (1,7%) (ISTAT 2019a, 2019b, 2019c). Le indagini ISTAT sugli anziani non autosufficienti che vivono a casa considerano come persone con limitazioni funzionali gravi (e dunque da considerarsi non autosufficienti) quelle che riportano una difficoltà massima in almeno una delle seguenti dimensioni della vita quotidiana: costrizione a letto, su sedia o in abitazione (confinamento); limitazioni nelle funzioni della vita quotidiana, incluse la maggior parte delle attività della vita quotidiana (activities of daily living, ADL); problemi nel camminare, usare le scale e raccogliere oggetti da terra (limitazioni nel movimento); difficoltà della comunicazione (limitazioni di vista, udito e parola).
Tali limitazioni richiedono un’assistenza continuativa e di lungo termine da parte di altre persone per essere compensate, nonché per porre l’anziano assistito nella condizione di poter continuare a vivere una vita dignitosa e con una qualità della vita accettabile. In particolare, i bisogni specifici degli anziani non autosufficienti possono essere inquadrati in due tipologie:
- bisogni socio-assistenziali: le limitazioni funzionali possono impedire o circoscrivere le azioni che la persona anziana può compiere su se stessa, sull’ambiente circostante e per interagire con gli altri. I bisogni socio-assistenziali si configurano dunque non solo come quelli emergenti dalle difficoltà oggettive di compiere le ADL e le attività strumentali della vita quotidiana (instrumental activities of daily living, IADL), ma anche quelli relativi alla scarsa mobilità generale (abilità nel muoversi in ambienti domestici, esterni o tramite mezzi di trasporto), alla mancata possibilità di incontrare e comunicare con altre persone e di accedere a servizi (sia generali, quali l’acquisto di beni di prima necessità, sia specifici, come il reperimento dei farmaci prescritti);
- bisogni sanitari: la condizione di salute della persona anziana può richiedere inoltre cure mediche, infermieristiche o riabilitative specifiche al fine di trattare al meglio le malattie croniche e le menomazioni eventualmente presenti. Le limitazioni funzionali della persona non autosufficiente possono essere conseguenze di eventi acuti (es. cadute), patologie, menomazioni o decadimento cognitivo, che necessitano di cure appropriate per gestirne o limitarne gli effetti.
Le politiche di Long-Term Care (LTC) si configurano come un complesso di politiche che hanno l’obiettivo di contribuire al benessere delle persone con bisogni assistenziali e limitare il rischio di cure inappropriate. Tuttavia, in Italia le politiche per l’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti non si costituiscono come una componente coerente del welfare, ma dipendono da attori istituzionali, risorse finanziarie e processi diversi (afferenti rispettivamente alle Regioni e alle ASL per la componente sanitaria e ai Comuni e agli Ambiti Sociali Territoriali per la componente socio-assistenziale), in molti casi con problemi di integrazione.