Lo scorso marzo, le parti sociali firmatarie del CCNL valido per le Case di Cura e i Servizi Assistenziali e Socio Sanitari si sono incontrate per sottoscrivere un accordo interconfederale che ha dato piena attuazione a quanto già previsto dal Contratto Nazionale stipulato nei mesi precedenti. In particolare, come è possibile leggere dal testo dell’intesa, le parti sociali si sono concentrate sul tema del welfare aziendale, stabilendo che tutte le aziende che sottoscrivono il suddetto CCNL dovranno erogare ad ogni dipendente 200 euro all’anno sotto forma di beni e servizi di welfare.
Tale cifra potrà essere spesa dai lavoratori in tutte le prestazioni previste dalla normativa: previdenza complementare, sanità integrativa nelle sue varie forme, servizi per il sostegno alla genitorialità e per l’istruzione dei figli, servizi di assistenza a familiari anziani, polizze assicurative, servizi per il trasporto pubblico, buoni spesa e buoni acquisto.
Queste le parti sociali coinvolte nell’accordo: ANPIT (Associazione Nazionale per l’Industria e il Terziario), CIDEC (Confederazione Italiana degli Esercenti Commerciali), Confimprenditori (Associazione Nazionale Imprenditori e Liberi Professionisti), PMI Italia (Confederazione Datoriale delle Piccole e Medie Imprese), UAI-TCS (Unione del Terziario, Commercio e Servizi), UNICA (Unione Nazionale Italiana delle Micro e Piccole Imprese del Commercio, Servizi e Artigianato), Cisal (Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori) e Cisal Terziario.
La diffusione del welfare nella contrattazione collettiva
Dopo il CCNL dei metalmeccanici, degli orafi, argentieri e gioiellieri e delle telecomunicazioni, anche quello valido per i lavoratori delle case di cura e dei servizi assistenziali e socio sanitari prevede una somma da destinare a quei beni e servizi che vanno ad integrare la retribuzione.
Questa modalità di introdurre il welfare sembra essere divenuta una prassi sempre più comune. Ciò è dovuto non solo agli sgravi fiscali e contributivi che tali prestazioni prevedono, ma anche al lungo lavoro che le parti sociali stanno portando avanti a livello nazionale. Ne è un esempio il recente accordo stipulato tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil che, oltre al contrasto al cosiddetto “dumping” contrattuale, ha cercato di porre al centro proprio le questioni del welfare e della previdenza complementare.
Stando ad alcune recenti intese di rinnovo di Contratti Collettivi particolarmente rappresentativi – come il CCNL dei chimici e quello delle cooperative sociali – nei prossimi mesi assisteremo inoltre ad altre importanti novità sul piano del welfare di origine contrattuale.