Colf, badanti e babysitter: ferie forzate e ammortizzatori sociali

L’epidemia da coronavirus e le misure che, per arginarla, il Governo ha messo in campo da fine febbraio a oggi hanno prima spiazzato e poi messo in seria difficoltà tutto il comparto del lavoro domestico. Da un lato, famiglie chiuse in casa, nonni e anziani rimasti soli con l’invito a non far loro visita. Dall’altro circa due milioni di colf, badanti e babysitter (secondo le stime Istat) che in alcuni casi sono state allontanate temporaneamente e, in altri, hanno chiesto di prendersi una pausa, magari per accudire i propri figli o per limitare i rischi, evitando il tragitto sui mezzi pubblici.
Coronavirus, vita dura per baby sitter, colf e badanti (in nero). Ecco cosa si rischia

L’anello debole del lavoro domestico 

Il comparto è caratterizzato da un’altissima percentuale di lavoratori in nero, circa 1,2 milioni di persone che, con l’epidemia in corso, nella maggior parte dei casi sono stati lasciati a casa senza lavoro né stipendio. Ma la difficoltà non riguarda solo gli irregolari: al momento le persone assunte con un contratto – circa 850mila – non hanno accesso ai trattamenti di cassa integrazione salariale in deroga previsti per chi in queste ore è stato sospeso dall’attività lavorativa. «Abbiamo chiesto che la Cig possa essere estesa, con effetto retroattivo, anche al lavoro domestico – afferma Andrea Zini, vicepresidente di Assindatcolf – e anche se la regolarizzazione è avvenuta proprio in questo periodo. A perdere il lavoro per primi sono gli irregolari, che molte famiglie preferiscono lasciare a casa in questa situazione per non finire nei guai». L’invito a far emergere tutti i rapporti di lavoro in corso, infatti, diventa ancor più urgente ora che badanti o colf possono essere fermati dalle forze dell’ordine durante gli spostamenti.

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