Più lungo il periodo di prova, aumentano le retribuzioni ma diminuiscono i contributi per le famiglie che hanno bisogno della badante notturna. Sono queste alcune delle principali novità contenute nel nuovo Ccnl del lavoro domestico che, insieme alla Federazione italiana Fidaldo, abbiamo firmato lo scorso 8 settembre insieme a tutte le parti sociali rappresentative del comparto.
Le novità, che entreranno in vigore dal 1° ottobre, garantiscono da una parte più diritti agli 850 mila addetti del comparto regolarmente assunti e, dall’altro, maggiori vantaggi alle famiglie datrici (oltre 2 milioni) e in particolare a quelle che ogni giorno devono confrontarsi con la non autosufficienza grave e la disabilità.
Sulla carta ‘lavoratori’ e ‘datori di lavoro’ ma nella realtà due soggetti egualmente deboli, socialmente ed economicamente. Il nuovo Ccnl cerca di dare una risposta a questo paradosso, colmando un gap Istituzionale generato da un’ormai consolidata scarsa attenzione per il comparto e da una mancata riforma del sistema del welfare statale, sostituto da quello ‘fai da te’ messo in campo per necessità dalle singole famiglie. Perché assistere un anziano non autosufficiente, per patologia o per età, non è una scelta ma una necessità di cui, ad oggi, sono le famiglie a farsene totalmente carico.
Ben consapevoli del sacrificio, anche economico, a cui sono costrette centinaia di migliaia di persone che devono ‘combattere’ con la non autosufficienza, abbiamo voluto che il Ccnl prevedesse dei vantaggi per chi, oltre alla badante diurna, ha bisogno di quella notturna per coprire le 24 ore giornaliere. Dal prossimo ottobre i contributi previdenziali per le ‘discontinue prestazioni notturne’ (art. 10) e per le ‘prestazioni esclusivamente di attesa’ (art.11) saranno versati su un orario convenzionale concordato tra le parti di 8 ore giornaliere nel primo caso, con un risparmio per le famiglie di 24 ore alla settimana, 24.96 euro, 1.300 euro l’anno e di 5 ore nel secondo, con una riduzione settimanale di 36 ore che equivalgono a 7.44 euro, ovvero circa 1950 euro l’anno.
Sul fronte lavoratori invece, dal prossimo 1 gennaio 2021 i domestici avranno diritto a ricevere un aumento in busta paga che gli consentirà di recuperare il potere di acquisto perso dal 2016 ad oggi. Il valore medio, calcolato sulla badante per persone autosufficienti convivente, sarà di 12 euro lordi al mese per 13 mensilità, con analoghi rincari previsti per tutte le altre figure contrattuali, le nuove ‘assistenti familiari’ poiché il Ccnl abolisce le vecchie diciture di colf, badanti e baby sitter.
E ancora, le badanti conviventi che assistono due o più anziani nella stessa casa avranno diritto ad avere 100 euro lordi in più al mese in busta paga.
Un salto di qualità confermato anche sotto il profilo formativo: viene, infatti, aumentato il monte ore di permessi retribuiti a disposizione dei lavoratori che in questo modo potranno partecipare a corsi specifici per migliorare le proprie competenze come quelli che da anni organizziamo gratuitamente insieme all’Ente Bilaterale del comparto, Ebincolf. Corsi propedeutici al conseguimento dell’esame per la certificazione delle competenze previsto (ancora solo sulla carta) nella Norma Tecnica Uni 11766:2019 con il rilascio della cosiddetta ‘patente di qualità’. Per questi lavoratori il nuovo Ccnl ha previsto una specifica indennità che debutterà dal 1° ottobre 2021 (12 mesi dall’entrata in vigore del presente contratto).
Diverso il ragionamento per baby sitter: nel passato esistevano due diversi livelli di inquadramento definiti sulla base dell’età del bambino che, ovviamente, prevedevano una retribuzione maggiore nel caso in cui questi non fossero autosufficienti. Il nuovo Ccnl semplifica l’assunzione prevedendo un unico inquadramento, il Bs, con una retribuzione valida per chi assiste bambini autosufficienti.
Al contrario, ovvero nel caso in cui l’assistito abbia un’età inferiore a 6 anni, dovrà essere riconosciuta alla lavoratrice un’ulteriore indennità per la maggiore responsabilità che la mansione richiede: 70 centesimi lordi l’ora per le non conviventi e 115,76 al mese per chi convive. Tuttavia, da un punto di vista economico per le famiglie non cambia nulla rispetto al passato poiché le retribuzioni previste e differenziate in base all’autosufficienza del bambino erano identiche a quelle attuali.
Aumenta, infine, il periodo di prova per i lavoratori conviventi che diventerà di 30 giorni effettivi di lavoro, un modo in più per tutelare le famiglie che così facendo avranno più giorni per valutare chi si candida ad occuparsi della famiglia o della casa.