Boom di assunzioni di colf, baby sitter e badanti durante il lockdown, ma ancora un milione di lavoratori domestici risulta in nero. Le famiglie spendono 15,1 miliardi di euro all’anno per questa forma di assistenza facendo risparmiare allo Stato 10,9 miliardi di Welfare. Sono i dati che emergono dal rapporto Domina, secondo cui sui due milioni di lavoratori domestici, 6 su 10 sono in nero. Secondo i dati Inps 2019 – viene spiegato – i lavoratori domestici regolari sono 849mila, in lieve calo rispetto al 2018 (-1,8%). Ma da quando è scattato il lockdown a marzo 2020 si è avuto un boom di assunzioni: oltre 50mila nel mese di marzo, +58,5% rispetto al 2019.
Inoltre, sono state effettuate 1,3 milioni di richieste di bonus baby sitter (per un importo potenziale di 1,7 miliardi) e nel I semestre 2020 sono stati movimentati quasi 270 milioni di euro attraverso il Libretto Famiglia (quasi 20 volte in più rispetto al 2019). Segno che l’emergenza sanitaria ha portato un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie, soprattutto per i bambini (con le scuole chiuse) e gli anziani soli.
Spesa superiore ai 15 mld l’anno
Nel 2019 le famiglie italiane hanno speso 15,1 miliardi di euro per i lavoratori domestici (retribuzione, contributi, TFR) – viene rilevato nel rapporto – e «questo rappresenta per lo Stato un risparmio in termini di welfare e assistenza, in quanto accogliere in struttura tutti gli anziani non autosufficienti costerebbe 10,9 miliardi. Senza contare che il lavoro domestico vale l’1,1% del Pil (17,9 miliardi di euro di valore aggiunto)».
Quanto alla “sanatoria” 2020, la regolarizzazione inserita nel Decreto Rilancio (DL 34/2020) ha visto 177mila domande di emersione di lavoratori domestici (85% del totale). «Ciò ha portato nelle casse dello Stato oltre 100 milioni di euro (30,3 al netto delle spese amministrative), a cui potrebbero poi aggiungersi oltre 300 milioni di euro l’anno, dati dal gettito fiscale e contributivo dei lavoratori regolarizzati” viene puntualizzato, aggiungendo che gli 849mila lavoratori domestici regolari portano oggi un gettito fiscale pari a 1,5 miliardi di euro. «Manca però ancora molto per una piena espressione del potenziale: se tutti i due milioni di lavoratori fossero in regola, il gettito fiscale arriverebbe a 3,6 miliardi annui»