Le Case della Comunità: che cosa sono?
Le Case della Comunità sono strutture sanitarie, promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria. La sede della Casa della Comunità deve essere visibile e facilmente accessibile per la comunità di riferimento perché è il luogo dove il cittadino può trovare una risposta adeguata alle diverse esigenze sanitarie o sociosanitarie.
In queste strutture, al fine di poter fornire tutti i servizi sanitari di base, il Medico di Medicina Generale e il Pediatri di Libera lavorano in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.
La figura chiave nella Casa della Comunità sarà l’infermiere di famiglia, figura già introdotta dal Decreto Legge n. 34/2020 che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità.
Secondo il PNRR, la Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici.
La Casa della Comunità è finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi sociosanitari) e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.
L’investimento prevede l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove (Cfr. Tab. 1). Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di un documento di programmazione per l’implementazione delle Case della Comunità.
Tab. 1 – Case della Comunità dal PNRR
Regioni | Case della Comunità previste |
Piemonte | 93 |
Valle d’Aosta | 3 |
Lombardia | 216 |
PA Bolzano | 11 |
PA Trento | 12 |
Veneto | 105 |
Friuli Venezia Giulia | 26 |
Liguria | 33 |
Emilia Romagna | 95 |
Toscana | 80 |
Umbria | 19 |
Marche | 32 |
Lazio | 125 |
Abruzzo | 28 |
Molise | 6 |
Campania | 124 |
Puglia | 86 |
Basilicata | 12 |
Calabria | 41 |
Sicilia | 106 |
Sardegna | 35 |
Italia | 1.288 |
Fonte: nostra elaborazione della documentazione del Governo inviata all’UE a corredo del PNRR
Dimensioni e costo delle strutture
Il costo complessivo dell’investimento è stimato in 2 miliardi di euro. Ogni Casa della comunità costerà a livello strutturale e tecnologico circa 1,6 mln di euro. Ogni Casa della Comunità sarà dotata di 10-15 sale di consulenza ed esame, punto di prelievo, servizi diagnostici di base (es. ecografia, elettrocardiografia, radiologia, spirometria, ecc.), nonché un innovativo sistema di interconnessione dati. Tenendo conto delle esperienze precedenti, si stima una spesa complessiva di 351.098.496 euro per la parte tecnologica delle 1.288 Case della Comunità.
Il personale
All’interno della Casa della Comunità vi saranno 5 unità di personale amministrativo, 10 medici di medicina generale e 8 infermieri. Nel complesso serviranno 6.440 amministrativi e 10.091 infermieri in più. Queste figure professionali saranno implementate quando le Case della Comunità saranno diventate operative a pieno titolo, e quindi nel 2027 per cui il PNRR non prevede risorse per il loro finanziamento dato che il suo effetto si esaurisce nel 2026.
Purtroppo, però, le risorse che dovranno finanziare l’assunzione di 16.531 persone dal 2027 sono molto incerte. Viene indicata la fonte di finanziamento solo di 2.363 infermieri (D.L. 34/2020 art.1 c.5) per 94,5 milioni di euro. Per il resto del personale (14.168) il cui costo stimato è di 567 milioni di euro non c’è finanziamento perché le risorse necessarie saranno reperite attraverso una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria che dovrebbe produrre i risparmi necessari (Cfr. Tab. 2). Ma le proposte riorganizzative proposte (riduzione ricoveri inappropriati, riduzione del consumo dei farmaci, riduzione accessi inappropriati al pronto soccorso, ecc.) molto difficilmente renderanno disponibili gli stanziamenti necessari per questo intervento (e per gli altri previsti dal PNRR con questa modalità di finanziamento).
Tab. 2 – Costi del personale delle Case della Comunità
Descrizione del personale | Unità di personale per struttura | Incremento di costo unitario (€) | Unità di personale totali | Costi addizionali (€) | Fonte di finanziamento |
Amministrativi | 5 | – | 6.440 | – |
Nessun onere aggiuntivo per il SSN a causa del risultato della riorganizzazione del personale delle cure primarie |
Medici di medicina generale MMG | 10 | – | 12.880 | – | |
Infermieri di famiglia | 6 | – | 7.728 | ||
2 | 40.000 | 2.363 | 94.500.000 | D.L. 34/2020 art.1 c.5 | |
TOTALE | 94.500.000 |
Fonte: documenti del Governo italiano inviati all’UE a corredo del PNRR
Inoltre, per garantire la partecipazione di 12.880 Medici di medicina generale all’attività interna delle Case della Comunità occorre creare le condizioni per una loro adesione massiccia al progetto altrimenti questo fallisce, il che probabilmente potrebbe richiedere una nuova convenzione con possibili oneri ulteriori.
Prospettive e criticità
La previsione delle Case della Comunità rappresenta un tentativo di riformare le cure primarie e quindi da questo punto di vista merita grande attenzione. Ciononostante, rimane insufficiente il lavoro di ricollocazione e ridefinizione delle sue competenze all’interno dell’attività del distretto sanitario. Ciò che è chiaro è che dovrà essere il luogo privilegiato del lavoro associato dei Medici di medicina generale ma per il resto il ruolo delle Case della Comunità va meglio definito anche rispetto alle funzioni del resto del personale impiegato. L’idea mantiene comunque delle potenzialità importanti per cui va sostenuta insieme alla necessità di una sua approfondita ridefinizione organizzativa e funzionale.
L’altra criticità delle Case della Comunità è relativa al personale della struttura. Le assunzioni del personale non sono previste se non a partire dal 2027 per cui, per tutto il periodo di operatività del Recovery found, non saranno attivate.
Dal 2027 il finanziamento del personale rimane molto incerto dato che dei 661 milioni necessari per tutte le assunzioni previste viene indicata la copertura finanziaria solo di 94,5 milioni. Per il resto è previsto che il finanziamento necessario si ricavi da riorganizzazioni sanitarie che, per le loro caratteristiche, molto difficilmente metteranno a disposizione le risorse necessarie per le assunzioni previste.
In sostanza dunque, da quel che si legge nel PNNR, da qui al 2026 verranno realizzate le strutture delle Case della Comunità ma queste non verranno attivate prima del 2027 perché non si è data copertura agli oneri del personale necessario. Ci sono dunque delle criticità ma c’è tutto il tempo per rimediare basta essere consapevoli dei nodi da affrontare.
Fonte: https://welforum.it/