Badanti condivise. Così nelle città è cambiata la vita degli anziani
Viaggio nei palazzi di Milano dove funziona il servizio di assistenza condominiale: “Abbiamo riscoperto la voglia di fare”
Come sempre, bisogna sperimentare di persona. Vanno catturati da vicino gli sguardi, i toni, le risate, le espressioni di paura, solitudine, speranza sui volti rugosi, provati, incuriositi di anziani, adulti e bambini residenti nei condomini popolari. Persone che hanno già fatto i conti (spesso duramente) con la vita, che non hanno bisogno di assistenza totale ma di qualcuno che li aiuti sebbene non possano permettersi di pagare.
Ecco, l’esistenza quotidiana di molti di loro è cambiata grazie all’arrivo di donne come Olga Cherkashina, 44 anni, russa originaria di Rostov e Gabriela Del Castillo Farfan, 34enne peruviana di Lima, badanti e baby sitter condivise. Personale non specializzato, assunto per le cooperative sociali dalle Apl, le agenzie che promuovono il lavoro interinale. Donne che non sono e non devono improvvisarsi né infermiere né educatrici, anche se tra loro ci sono delle laureate (Gabriela è psicologa). Donne capaci (se occorre) di lavare i piatti, spazzare il pavimento, fare il caffè, ma anche di ascoltare, raccontare, portare le persone a braccetto per prati e negozi – disabili, anziani con problemi, ma anche bambini che non hanno chi va a prenderli a scuola – per un numero fisso di ore la settimana, sempre negli stessi condomini e per questo conosciute come badanti e/o baby sitter condivise. Le abbiamo conosciute visitando i condomini Aler di Milano di via Scaldasole, al Ticinese e di via Lulli e via Porpora a Lambrate. Sono solo alcune delle 18 postazioni in stabili dove l’assessorato ai Servizi sociali del Comune – con l’aiuto delle assistenti delle cooperative sociali – da luglio 2015 ha avviato la prima sperimentazione di servizi condivisi, destinata a durare fino a giugno per poi continuare, consolidarsi, fino a raggiungere quota trenta postazioni.
INIEZIONI DI SICUREZZA
Le premesse ci sono tutte: è un successo. Basta chiederlo a Pasquale «Lino», 84 anni, vedovo, pensionato, ex imbianchino, originario di Torre Annunziata e residente in via Scaldasole in uno stabile dove c’è già un’altra figura importantissima, Carmen, custode sociale, la cui funzione principale è quella di «sentinella» per individuare tempestivamente situazioni di difficoltà e di solitudine e attivare i servizi territoriali (in particolari quelli sanitari) e le assistenti sociali. Lino si commuove quando mostra la foto di Titti, sua compagna di vita per 38 anni e morta quattro anni fa. Poi riprende a sorridere, come se avesse imparato a godere di quel che ha, nonostante una serie di operazioni e acciacchi. Uno dei suoi figli, Massimo, 49enne, vive a Pero con la famiglia e lavora all’ospedale San Carlo. Così va ogni giorno a vedere come sta l’anziano papà e intanto gli porta il cibo pronto. «Non mi sento solo e non sono immobile in un letto – precisa il signor Lino – ma grazie a Olga (che dall’ottobre scorso passa da lui sei ore la settimana, il lunedì dalle 11 alle 13 e il giovedì dalle 8 alle 12, ndr) ho acquisito più sicurezza e padronanza di me stesso. Lei pulisce la casa, ci facciamo il caffè, parliamo, mi fa la spesa, va in farmacia, mi prende le sigarette… Io sono già in carico ai servizi sociali e ora ho conosciuto la cooperativa Co.Esa per questo progetto della badante condivisa, ho un infermiere che viene a controllare il mio stato di salute, ma la verità è che Olga la vorrei ogni giorno, mi fa sentire più sicuro. So che non è abilitata a servizi paramedici e che non può venire da me se non in quel determinato orario stabilito che, grazie ai servizi sociali, è già stato ampliato (prima Olga andava da Lino solo il giovedì). Ma il fatto di saperla nel palazzo, è come sentire la presenza di un vigilante: qualche tempo fa per le scale si aggiravano due tizi che si spacciavano per assistenti sociali e invece volevano truffare gli anziani, non so se mi spiego».
Olga, che segue in via Scaldasole e in corso di Porta Ticinese cinque persone (altre sei sono di competenza di Luisa, una sua collega) guadagna circa 500 euro netti per 27 ore settimanali come badante condivisa. E poiché ha un figlio e un appartamento a Pioltello, «arrotonda» al pomeriggio lavorando, sempre come badante, ma da una famiglia che paga privatamente, in zona De Angeli.
DAI NONNI AI NIPOTI
Entusiasta di lei è anche Rita Maria, 67enne, milanese, vedova da nove anni, che ha curato per una vita il marito invalido andando a stirare qua e là e con la pensione che si ritrova può permettersi solo una casa popolare, un angolo che lei tiene benissimo anche se la sua artrosi degenerativa e due brutte cadute ora la obbligano a muoversi solo con un carrellino, mentre la graziosa borsetta a tracolla che porta contiene un elettrostimolatore con 16 elettrodi posizionati sul midollo e che presto diventeranno sottocutanei. Olga – che lei definisce «una manna dal cielo» – va a casa sua tre volte alla settimana. «Ci siamo “prese” subito» afferma la signora Rita. «Tu sei forte!» ribatte nel suo italiano stentato Olga, sorridendo. «Anch’io so che Olga non svolge servizi infermieristici o di igiene personale, ma quando vado a fare la doccia e so che lei è in casa, è chiaro, mi sento più sicura. Una volta sono caduta in bagno, mi sono dovuta trascinare strisciando sulle braccia fino al telefono, lasciando una scia di sangue… È stato penoso».
Sono baci e abbracci anche in via Lulli per Gabriela. Una delle poche (l’unica per il momento) a fare anche da baby sitter condivisa, per la figlia di otto anni di una madre di tre ragazzini: un’adolescente (seguita un proprio educatore) e un altro bimbo piccolo. «La signora vive sola e lavora tutto il giorno – ci spiega questa bella ragazza con una lunga treccia nera sulla schiena, avvolta in un sobrio cappotto blu – e io mi occupo della figlia di mezzo, andandola a prendere a scuola, poi facendola giocare».
PIÙ AIUTI, MENO TASSE
Per il resto Gabriela segue tre donne e tre uomini come badante condivisa. Una di queste è Rosanna, milanese, 70 anni, disabile da 40, nubile. Si muove on line come un fulmine e gira in strada grazie a una speciale motoretta, «ma non porto cose ingombranti» precisa, sempre senza mai smettere di sorridere e con le mani strette al carrellino che l’aiuta a muoversi. Da sei mesi il martedì e il giovedì, per due ore ogni volta, Gabriela va da lei, in via Lulli. «È stato amore a prima vista» confessa Rosanna, parlando della sua badante condivisa, che considera «un’amica che mi fa sentire più tranquilla. Pensi che una volta ho dovuto denunciare una vicina che io non avevo mai visto, che pretendeva che le ridessi il denaro che non mi aveva mai prestato! Per fortuna ora c’è Gabriela».
Si definisce uno «scapolone» Emanuele, 66 anni, originario di Bari, residente in via Porpora, ex cameriere da ristorante e ora pacioso ipovedente grave da sette anni dopo una brutta polmonite. «Io e Gabriela siamo sempre fuori insieme, a braccetto, a passeggio.- spiega, con i modi allegri di chi è stato a lungo in mezzo alla gente -. Peccato stia con me solo due volte la settimana, il lunedì e il giovedì, per un’ora e mezzo appena: con lei il tempo vola. Io sono molto vitale, ma questo servizio mi ha ridato voglia di vivere dopo la malattia: Gabriela è diventata un’amica. C’è tanta gente che avrebbe bisogno di avere accanto una figura come lei: pensi che io ho ripreso la voglia di viaggiare, di fare pellegrinaggi, di vivere insomma!».
Diventa rosso, infine, il signor Zeno, 62 anni, milanese. Vita solitaria, è un ex operaio da 490 euro di pensione al mese dopo che un incidente sul lavoro (caricava e scaricava camion) gli ha reso le braccia troppo deboli per ogni altro tipo d’impiego. Notoriamente restio a ricevere visite, si rivela affezionato a Gabriela. Su come funziona il servizio della badante condivisa, non ha dubbi: «Sono queste le cose che lo Stato deve fare, anziché farci pagare troppe tasse», asserisce serioso. Poi abbraccia Gabriela e, come due complici, si fanno una foto alla Blues Brothers.